IL CANTO DEGLI ITALIANI(Inno di Mameli)


“Fratelli d'Italia” - Inno Nazionale (scritto nel 1847) Versi di Goffredo Mameli, musica di Michele Novaro

L' Inno di Mameli – o più precisamente Canto degli Italiani (conosciuto anche come Fratelli d'Italia, dal verso introduttivo) – Fu adottato in via provvisoria il 12 ottobre 1946. Il 15 novembre 2017, dopo 71 anni di provvisorietà, è diventato l'Inno Ufficiale della Repubblica Italiana.

L'Inno rappresenta, insieme al Tricolore e al Presidente della Repubblica, uno dei tre simboli dell'unità nazionale.
Goffredo Mameli scrisse l'inno il 10 settembre 1847, intitolandolo «Il canto degli Italiani». Il testo fu musicato da
Michele Novaro il 24 novembre del 1847. Cantato per la prima volta a Genova durante una festa popolare, fu
subito proibito dalla polizia, ma dopo i moti del 1848 fu suonato e cantato dalle bande musicali e dai soldati
partenti per la guerra di Lombardia. In breve, divenne il canto più amato del Risorgimento italiano e degli anni
successivi all'unificazione. Il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946, presieduto da Alcide De Gasperi,
acconsentì all'uso provvisorio dell'inno come inno nazionale. Il 15 novembre 2017, dopo 71 anni di provvisorietà,
"Il Canto degli Italiani" diventa ufficialmente l'Inno della Repubblica Italiana. Testo dell'Inno:

I.

(Prima volta in Si Bemolle, all’unisono)

Fratelli d’Italia,
L’Italia s’è desta,
dell’elmo di Scipio(1)
s’è cinta la testa.
Dov’è la Vittoria(2)?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma,
Iddio la creò(3).

(Si ripeta con seconda melodia in Mi
Bemolle, e voci d’accompagnamento)

Ritornello

Stringiamci a coorte(4),
Siam pronti alla morte;
L’Italia chiamò.

(questi tre versi servono di Ritornello ad ogni strofa)

II.

Noi siamo da secoli
Calpesti e derisi(5),
perché non siam popolo,
perché siam divisi.
Raccolgaci un’unica
Bandiera, una speme:
di fonderci insieme.
già l’ora suonò.

Ritornello come al n. 1.

III.

Uniamoci, uniamoci:
l’Unione e l’amore;
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore.
Giuriamo far libero
Il suolo natìo;
Uniti, per Dio
Chi vincer ci può?

Ritornello come al n. 1

IV.

Dall’Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano(6),
Ogn’uom di Ferruccio(7)
Ha il core e la mano
I bimbi d’Italia
Si chiaman Balilla(8),
Il suon d’ogni squilla
I Vespri suonò(9).

Ritornello come al n. 1

V.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute(10):
Già l’Aquila d’Austria
Le penne ha perdute(11).
Il sangue d’Italia,
Il sangue Polacco
Bevé col cosacco
ma il cor le bruciò(12)

Ritornello come al n. 1
(dopo “L’Italia chiamò” terminare con un “SI’”).

 

NOTE :

(1) E' di Pubblio Cornelio Scipione (n. verso 235 - Literno, 183 a .C.) detto Scipione l'Africano, il vincitore dei cartaginesi a Zama, l'elmo che indossa l'Italia pronta alla guerra per riscattarsi dalla schiavitù e dalla tirannia.

(2) Personificata nell'antica dea alata della mitologia (Atena, figlia di Zeus, dea della guerra, identificata dai Romani come Minerva).

(3) La Vittoria porga la chioma all'Italia, perché possa afferrarla e tenerla stretta a sé, poiché Dio vuole che essa resti sempre con Roma e con l'Italia. La Vittoria si offre alla nuova Italia e a Roma, di cui la dea fu schiava per volere divino.

(4) Propriamente la coorte era la decima parte di una legione romana; qui sta nel senso di battaglioni, di schiere compatte (cfr. Il motto araldico dell'Accademia Militare dell'Esercito di Modena: “Una Acies”, Una sola schiera).

(5) Calpestati e derisi dallo straniero.

(6) Ogni paese sia come Legnano (Milano) ove, il 29.V.1176, la Lega lombarda uscì vittoriosa contro Federico I Barbarossa.

(7) Il Cap. Francesco Ferrucci morì il 12.VIII.1530 difendendo Firenze contro Carlo V. Sua la frase celebre a Fabrizio Maramaldo: “Vile, tu uccidi un uomo morto”.

(8) Soprannome di Giambattista Perasso, ragazzo genovese di 17 anni del quartiere di Portoria, che nel dicembre 1746 lanciando sassi contro gli austriaci, diede inizio alla rivolta che portò alla loro temporanea cacciata

(9) Ogni squilla significa “ogni campana”. All'ora dei Vespri il lunedì di Pasqua 30.III.1282, a Palermo il popolo insorse contro Carlo I d'Angiò, tutte le campane chiamarono il popolo di Palermo all'insurrezione, i Vespri Siciliani.

(10) Le spade dei soldati mercenari, deboli come giunchi, che combattono perché retribuiti e non certo per amor di patria; sono come giunchi, quindi deboli, facili ad essere piegate e vinte.

(11) L'Aquila bicipite (o con due teste) dello stemma austriaco ha perso la sua prepotenza e la sua baldanza.

(12) L'aquila austriaca bevve, insieme con gli alleati cosacchi russi, il sangue degli italiani e dei popoli oppressi e poi ribellatisi, ma questo sangue minò la sua potenza.

LE REGOLE PER L'ESECUZIONE - La fonte è il decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri del 14 aprile 2006 che rimanda al dipartimento del cerimoniale di Stato. L'inno non è obbligatorio, pochissimi i casi previsti. Secondo le regole, è obbligatorio eseguire l'inno quando c'è il presidente della Repubblica in visita ufficiale, il presidente del Consiglio in visita ufficiale e durante le ricorrenze nazionali: 4 novembre, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno. Oltre alle tre fattispecie obbligatorie, si esegue l'inno in presenza della bandiera di guerra e della bandiera d'istituto militare e in tutte le cerimonie militari secondo la disciplina militare.

IL CERIMONIALE - Secondo Massimo Sgrelli, ex cerimoniere della presidenza del Consiglio dei ministri, ora consulente per le amministrazioni, nulla è obbligatorio al di fuori di quei casi specifici. Nulla vieta, ovviamente, di eseguirlo lo stesso. Dell'inno si esegue, di norma, solo la prima strofa. Durante l'esecuzione i soldati devono rimanere fermi presentando le armi, gli ufficiali stare sull'attenti sul saluto e i civili, se vogliono, devono assumere una posizione di attenti, assumendo in ogni modo la posizione eretta.


Goffredo Mameli, poeta e patriota italiano, autore di “Fratelli d'Italia” nacque a Genova il 5.IX.1827 e morì a Roma il 6.VII.1849 (a 22 anni). Nel 1848 combatté a Milano e l'anno seguente a Roma alla difesa della Repubblica partecipando, quale aiutante di Garibaldi, allo scontro di Velletri. Fu gravemente ferito nella difesa di Roma e spirò tre giorni dopo l'ingresso dei francesi nella città. E' passato alla storia come il prototipo del poeta romantico combattente per la libertà della patria. Autore di numerose odi, fra cui “Fratelli d'Italia” che musicata da Michele Novaro nel 1847 (debutto ufficiale: 10 dicembre), è divenuta dopo il 2.o conflitto mondiale, inno nazionale della Repubblica Italiana.

Michele Novaro, compositore della musica di “Fratelli d'Italia” nacque a Genova il 23.XII.1822 e morì, sempre a Genova il 21.X.1885 (a 63 anni), dopo avere fatto appena in tempo a vedere l'impresa garibaldina dei Mille, la breccia di Porta Pia con la bandiera italiana sul torrino del Quirinale e in pratica la conclusione del ciclo risorgimentale. Riposa nel cimitero di Staglieno vicino alla tomba di Giuseppe Mazzini. L'epigrafe, di Arrigo Boito, recita: “Artefice di possenti armonie / onde ebbe Italia quel canto / che ridestando nel cuore degli oppressi / la coscienza dell'antico valore / preluse alla riscossa d'un popolo / e ne accompagnò l'omeriche lotte / dall'Alpi alle terre dei ‘Vespri'”.

Il Maestro Col. Fulvio Creux, Direttore della Banda dell'Esercito Italiano dal 1997 al 2013, spiega L'INNO DI MAMELI con la partecipazione della Banda dell'Esercito Italiano:
https://www.youtube.com/watch?v=y7gSPHZqH64


Ritorna alla pagina iniziale